“il dottore del futuro non darà
più medicine
ma
interesserà il paziente alla cura della struttura umana,
alla
dieta e alla prevenzione della malattia”
Thomas Edison
L’idea di trattare l’argomento dell’alternativa all’uso dei farmaci nei vari
disturbi psichici nasce dall’osservazione nell’ambito dei corsi di yoga dove
insegno, in particolar modo in quelli che realizzo con i ragazzi universitari,
di una situazione a mio avviso preoccupante: e cioè del fatto che in molti,
soprattutto tra i giovani siano indirizzati tranquillamente a far uso di
psicofarmaci per trattare ansie, angosce e banali mal di testa.
Il tutto senza avere una reale presa di coscienza sui rischi in cui si può
incorrere nell’assunzione prolungata di tali farmaci; primo tra tutti quello
della dipendenza.
Questa situazione, credo, sia il risultato dell’effettiva mancanza di
conoscenza di quelli che possono essere le controindicazioni nell’uso dei vari
psicofarmaci ma anche del fatto che non vengono spesso proposte all’individuo
che si rivolge agli specialisti del settore strumenti alternativi con cui
affrontare e risolvere le varie problematiche.
I disturbi su cui mi vorrei soffermare sono quelli dove la richiesta di
aiuto è maggiore e che interessano buona parte della popolazione e rientrano
nella categoria dei disturbi di ansia (che
comprende i disturbi di ansia generalizzata, gli attacchi di panico, le varie
fobie-sociale, specifica , i disturbi ossessivo-compulsivo, distrubo acuto da
stress).
I distrubi d’ansia spingono ben sette milioni e mezzo di
italiani a essere consumatori abituali di “ansiolitici”; oltre
a questi sembra che altri cinque milioni di
persone soffrano di ansia, o semplicemente credano di soffrirne.
Secondo la psicologia tali disturbi sono considerati come la degenerazione
di una reazione emotiva facente parte del nostro bagaglio genetico emotivo.
Esiste infatti un’ansia di tipo “fisiologico” che rappresenterebbe
uno stato psicologico e corporeo dell’essere umano nei confronti delle
vicissitudini della vita; stato che si differenzia come manifestazione dai
disturbi d’ansia veri e propri.
Ad esempio
quando una persona deve affrontare una prova entra in genere in lieve stato
ansioso. Il suo corpo e la sua psiche si “orientano” verso l’imminente evento
quasi per prepararsi a risolverlo nel miglior modo possibile. In questo caso
l’ansia “moderata” e di breve durata sembra essere un segno di
adattamento dell’individuo a una situazione ambientale che gli richiede
risposte soddisfacenti. L’aumento dell’attenzione, della concentrazione,
della memoria, della tensione muscolare e di altre funzioni psicofisiche (come
per esempio l’innalzamento della pressione del sangue, del battito cardiaco) è
considerato come una sorta di “carica energetica” finalizzata al superamento
della prova. Tuttavia quando in altre situazioni questo stato è continuo oppure
diviene troppo intenso provoca al contrario, la “caduta” delle funzioni sopra
descritte. In altre parole la persona può perdere memoria, concentrazione,
essere disattenta, sentirsi troppo stanca e improvvisamente “vuota” dal punto
di vista mentale tanto da essere incapace di adeguarsi normalmente alla vita di
tutti i giorni. Questo caso rientra nel campo dei lievi disturbi ansiosi.
L’attacco
di panico è caratterizzato da un’improvvisa e inaspettata
sensazione di terrore e angoscia durante la quale nel giro di pochi minuti
possono apparire diversi sintomi come palpitazioni, sudorazione, tremori,
sensazione di soffocamento dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi
addominali sensazioni di sbandamento, o di svenimento; derealizzazione
(sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé
stessi); paura di perdere il controllo o di impazzire; di morire; brividi o
vampate di calore.
Una
delle possibili complicazioni degli attacchi di panico, soprattutto quando sono
ripetuti, è che la maggior parte delle persone via via sviluppa un’ansia
“anticipatoria” (cioè la paura di nuovi episodi di panico) e
conseguentemente cerca di evitare le situazioni che sono state associate agli
attacchi; ne consegue un certo isolamento.
I trattamenti abitualmente adottati prevedono:
La
terapia farmacologica: largamente usata, si prescrive
solitamente per brevi periodi dato che generalmente si sviluppano fenomeni di
assuefazione e dipendenza che spingono l’individuo ad assumere quantità sempre
maggiori di farmaci. Tra gli effetti collaterali di questi farmaci troviamo la
sonnolenza, l’aumento del peso, i disturbi cutanei, mal di testa, impotenza,
vertigini, irregolarità mestruali. Inoltre, in alcuni casi, l’interruzione
dell’uso di questi farmaci può a breve o a lungo termine far riapparire, anche
in maniera amplificata, i sintomi iniziali associati ad altri nuovi.
Solitamente la terapia farmacologica è affiancata dalla psicoterapia di tipo congitivo-comportamentale che
è orientata a correggere attraverso tecniche pratiche (incluse tecniche di
rilassamento) i comportamenti disfunzionali e a trasformare certi schemi fissi
di ragionamento considerati la causa dei sintomi.
Il
distrubo d’Ansia Generalizzato è invece caratterizzato,
da almeno sei mesi di ansia e preoccupazioni incontrollate presenti per la
maggior parte della giornata; che compromettono negativamente il sonno, l’umore
e la concentrazione, creano tensioni muscolari e affaticabilità; tachicardia,
vertigini, bocca secca, sudorazione aumentata, formicolii. Il trattamento è
sempre farmacologico con ansiolitici associati alla terapia di tipo
cognitvo-comportamentale o psicodinamica.
Secondo
l’insegnamento Yoga, le varie disfunsioni di ordine fisico, psichico e mentale
con cui l’essere umano si confronta, riflettono l’incapacità di distribuire in
modo adeguato l’ energia nei vari centri nervosi che sono presenti in ogni
individuo.
L’assunto
di base da cui si parte è quello secondo il quale questi centri nervosi chiamati
Chakra rappresentano dei punti-focolai di emissione e ricezione dell’energia
dell’essere; in questi punti a livello bioenergetico l’energia ha una maggiore
concentrazione e dal punto di vista anatomico i nervi si uniscono per formare i
più importanti plessi ( come il cardiaco, solare ecc.).
Questi
centri presentano delle caratteristiche specifiche che l’individuo manifesta
nel momento in cui ha una predominanza energetica in uno o più di essi; inoltre
regolano l’attività delle ghiandole e degli organi che gli corrispondono dal
punto vista anatomico (ad es. Anahata Chakra-centro plessocardiaco-controlla
l’attività del cuore, polmoni ecc.- caratteristiche affettività elevata, amore
puro, l’altruismo ecc.)
Secondo
questa visione i disturbi di ansia sono l’espressione di uno squilibrio
energetico a livello di tre Chakra: Muladhara, Manipura e Anahata,
Il
primo di questi Chakra, Muladhara (alla base della colonna
vertebrale) è legato principalmente all’istinto di conservazione, alla
preoccupazione per la sopravvivenza fisica e corporea, all’aspetto più
materiale dell’essere; una sua attivazione disarmoniosa si esprime con paura
eccessiva di essere attaccati, annientati, di perdere il controllo.
Facendo un parallelismo con la classificazione dei disturbi di ansia
possiamo osservare una similitudine tra le caratteristiche precedentemente
enunciate e alcuni dei sintomi come la paura di impazzire o perdere il
controllo; la sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di
svenimento; la paura di morire.
Possiamo osservare inoltre come nell’ansia da prestazione professionale o
nelle fobie sociali è sempre il piano materiale ad essere implicato come
manifestazione della disarmonia in Muladhara Chakra.
Lo squilibrio energetico riguarda abbiamo detto anche il terzo Chakra Manipura ( due cm sotto l’ombelico) centro che
controlla l’attività del plesso solare e che troviamo legato principalmente al
dinamismo dell’essere, alla passionalità, al controllo; la sua attivazione
disarmoniosa si esprime in un comportamento caratterizzato dalle dinamiche dominio/sottomissione.
In alcune manifestazioni d’ansia, come l’agorafobia, le dinamiche psicologiche
sottostanti il disturbo riguardano appunto il conflitto tra dipendenza e indipendenza presente
nell’individuo; in sintesi, il disturbo spesso è una modalità attuata per avere
il controllo di sé e dell’altro.
La correlazione può continuare tra la paura di perdere il controllo,
propria dei disturbi di ansia, e l’impulsività e l’irrascibilità proprie di
un’energia eccessiva e non controllata in Manipura Chakra. Come sintomi fisici
dell’ansia espressione dello squilibrio energetico in Manipura abbiamo la
nausea, i disturbi addominali, vampate di calore ecc.
Anahata Chakra (situato al centro del petto) controlla il plesso cardiaco ed è legato alle emozioni, all’affettività e all’empatia dell’individuo.
Possiamo osservare come gli attacchi di panico, si presentano spesso in
situazioni di separazione e di abbandono (per questo vengono solitamente
esplorate le tematiche riguardanti la dipendenza del soggetto); inoltre una
manifestazione tipica della disarmonia di Anahata è l’agitazione mentale e
fisica che ritroviamo nei disturbi d’ansia come palpitazioni,
sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto
La modalità elettiva per ricreare l’equilibrio e per armonizzare le energie
nei Chakra è rappresentata dall’Hatha Yoga: gli
asana infatti permettono lo scorrimento delle energie nell’essere e la loro
distribuzione armoniosa; nel caso dei disturbi d’ansia è necessario quindi
impostare una pratica quotidiana e costante che prediliga le posture che
attivano i tre chakra su menzionati. Attraverso la pratica yoga oltre ad agire
su quelli che sono i sintomi fisici , quindi sul corpo, si lavora anche sul
piano mentale e psichico; in tal modo è possibile arrivare ad avere una
maggiore autostima, si accresce la fiducia in se stessi, e la forza interiore.
La realizzazione di tecniche di rilassamento (presenti
anche nella terapia di tipo comportamentale) e di tecniche di training
autogeno permettono un rilassamento dei vasi sanguigni, una
riduzione della tensione muscolare, un maggiore afflusso di sangue in quasi
tutti gli organi e una migliore funzione respiratoria.
Nello specifico è raccomandata la realizzazione di Yoga Nidra (= sonno yoga), un metodo yogico che
permette di entrare in uno speciale sonno yogico senza sogni in cui la
coscienza resta sospesa ma iper vigile e appare un rilassamento profondo a
livello muscolare, nervoso e psichico.
Durante la realizzazione di questa tecnica la coscienza entra in contatto
con le energie benefiche del macrocosmo raffinando il suo livello, e l’essere
sperimenta uno stato di straordinaria pienezza.
Eseguire una respirazione consapevole permette, se praticata
sistematicamente di mantenere uno stato di distensione mentale e di calma;
nello specifico è indicato realizzare nei momenti di crisi (quando il respiro
diventa affannoso o si ha la sensazione di “mancanza d’aria”) delle respirazioni profonde e addominali
La pratica della meditazione sia
specifica sull’attivazione dei Chakra che realizzata con i mantra, da parte di
colui che ha ricevuto l’iniziazione da un Maestro, permette di sperimentare e
acquistare sia uno stato di distacco che di sviluppare una prospettiva di
analisi dei problemi e delle situazioni più ampia, con una conseguente
stabilità emozionale.
E’ possibile inoltre abbinare una terapia a base di piante
officinali come valeriana, menta, basilico, ashwaganda e
iperico o utilizzare i fiori di Bach, o l’omeopatia; tali trattamenti non hanno
controindicazioni, né effetti collaterali e non creano assuefazione.
L’oligoterapia (cura
con i minerali) consiglia per lo stato ansioso di assumere manganese – cobalto.
È possibile aiutarsi con la cromoterapia utilizzando
il blu e il giallo sia nell’abbigliamento che come forma di trattamento;
indicati sono la pranoterapia e la musicoterapia.
E’ bene inoltre utilizzare delle idee forza del
tipo “sono sereno, tranquillo e in pace con me stesso e con tutto
quello che mi circonda” che permettono di dinamizzare il subconscio
in maniera positiva. L’idea sarà ripetuta appena svegli e prima di
addormentarsi per 21 volte; durante la giornata è bene utilizzarla per
controllare le fluttuazioni mentali; la dinamizzazione del subconscio si ottiene
inoltre scrivendo e e tenendo la rispettiva frase in posti accessibili al
nostro sguardo.
Trascorrere
del tempo in mezzo alla natura è un’ottima
modalità per ricreare un contatto con se stessi e per ristabilire uno stato
interiore di tranquillità.
Anche l’alimentazione va curata, evitando sostanze
eccitanti come caffè, tè, cioccolata, cacao, coca-cola e droghe eccitanti come
zafferano, pepe, curry. Sembra che esista per curare l’ansia un esame
“bioelettronico”, non invasivo e chiamato Vega test, attraverso
il quale si possono individuare classi di alimenti (lieviti, latte e derivati,
cereali) che spesso favoriscono le reattività ansiose e che perciò vengono
eliminati dalla dieta.
Per ultimo ma non per questo meno
importante sarebbe bene imparare a volersi realmente bene ad avere più fiducia
in se stessi e avere una visione più positiva della realtà che ci circonda;
imparare a lasciare che le cose scorrano senza vivere nell’affanno, a
rapportarsi a qualcosa di Superiore che ci permetta di sperimentare uno stato
di abbandono attivo e consapevole a ciò che la vita ci riserva.