mercoledì 1 aprile 2015

"OGNI COSA AL SUO POSTO"


Ho potuto notare che capita ad alcuni di farsi delle domande riguardo alcuni modi di fare, posizioni prese e affermazioni che sono comuni a chi appartiene al settore del benessere psicologico della persona. 
Ad esempio alcune frasi del tipo: “non è questo il contesto per affrontare l’argomento”, “ non faccio interpretazioni dei sogni via chat/telefono”, “si sono terapeuta ma non ti sto analizzando mentre stiamo chiacchierando tra amici!” pur facendo magari sorridere chi le legge possono essere per un addetto ai lavori all’ordine del giorno.
Credo che a riguardo sia utile comprendere alcuni aspetti importanti della nostra professione partendo prima di  tutto facendo una distinzione tra i vari tipi di richiesta  che si possono rivolgere a un terapeuta. La consulenza può essere richiesta partendo da disparate necessità e in base a questa il tipo di intervento è diverso e ha durata variabile, abbiamo:
ü  la consulenza psicologica nella quale richiediamo al professionista appunto una consulenza riguardo  a un aspetto problematico con cui ci confrontiamo in un preciso momento o su cui abbiamo dei dubbi e dobbiamo fare maggior chiarezza: ad es. quando si hanno difficoltà nella scelta da prendere in un determinato ambito e così via.
ü  Sostegno psicologico dove la richiesta è quella di avere un appoggio, appunto un sostegno,  nell’affrontare un momento di vita difficile: un lutto, la chiusura di un rapporto, un cambiamento improvviso.
ü  Sostegno alla genitorialità dove la richiesta è specifica e va nella direzione di ricevere competenze specifiche (problem solving) necessarie per affrontare delle difficoltà nel rapporto con i propri figli in base all’età/fasi di quest’ultimi e all’eventuale riattivarsi di aspetti personali del genitore.
ü  Terapia vera e propria dove la richiesta è quella di poter esplorare aspetti più profondi con il desiderio di poter trasformare aspetti della propria struttura di personalità che non sono più funzionali in un dato momento. Lo scopo è quello di ottenere una conoscenza di “come si funziona” e una ristrutturazione con il conseguente cambiamento di comportamenti, modi di porsi ecc.


A prescindere dal tipo di richiesta con cui si parte è fondamentale comprendere, come prima tappa, che si sta facendo una richiesta e in quanto tale è importante che le venga dato il giusto valore.
Questo significa ad esempio fare in modo che non avvenga in un contesto inopportuno, in un modo che possa svalutare l’esperienza o, ancor più importante, in una situazione dove il professionista si possa ritrovare a non poter approfondire adeguatamente l’argomento rischiando quindi di dover dare risposte generiche. Questo è uno dei motivi per cui  nel nostro campo evitiamo di fare “la terapia da salotto” con gli amici. A riguardo ricordo di una docente che scuola di psicoterapia che raccontava di come a una cena con persone nuove amici del marito si fosse ritrovata a  sussurrare che fosse una terapeuta per evitare situazioni che già conosceva dove il risultato era una gran svalutazione del lavoro che facciamo.
Ecco perché è importante anche dare il giusto compenso alla consulenza richiesta a prescindere dal tipo di consulenza e dal tipo di professionista che contattiamo: ogni cosa ha il suo valore e il tempo speso dietro a un colloquio, dietro a un trattamento ecc. a volte è molto di più di quello che appare dall’esterno.

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