lunedì 18 ottobre 2021

Bugia patologica e coppia


“Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri.” F.M.Dostoevskij

Sarà capitato a tutti di mentire, a volte per convenienza e altre per

 quella che viene considerata una “necessità”. Mentire è una cosa che 

tutti facciamo coscientemente o meno e più o meno frequentemente. 

Secondo lo psicologo sociale Jerald Jellison, le persone sono solite 

mentire tra le dieci e le duecento volte al giorno.

Per la maggior parte, si tratta di bugie inoffensive.  

Sono piccole menzogne tese a fluidificare la vita sociale e a salvaguardare i rapporti interpersonali o l’immagine di sé.

Prima di entrare nel vivo della trattazione vediamo le informazioni che abbiamo sull’argomento grazie ai risultati di alcune ricerche.

Secondo una ricerca dell’Università di Harvard: si tende a mentire meno quando è mattina, di più

 quando si avvicina la sera in quanto  l’autocontrollo si affatica, e allenta la sua sorveglianza a mano a

 mano che affronta i compiti della giornata. Così, il pomeriggio e la sera le persone sono più propense a

 mentire (i ricercatori registrano un incremento della propensione del 20 per cento, che è notevole), così

 come sono più propense a trasgredire attuando comportamenti antisociali, o a eccedere con cibo e 

alcol.

Zoe Chance, della Harvard Business School, ha condotto un esperimento su 76 studenti, permettendo

 loro di barare a un test di matematica. Chance ha scoperto che gli imbroglioni non solo ingannavano se

 stessi, ma erano in gran parte ignari delle proprie menzogne fino a convincersi di superare anche test più difficili. Ma non era così. Ha così dimostrato che mentire a se stessi porterebbe le persone a sovrastimare le proprie capacità. Un’altra ricerca ha evidenziato come diventa meno faticoso mentire  quanto più il cervello si abitua a dire bugie. La disonestà è una parte integrante del nostro mondo sociale – scrivono i ricercatori dell’University College London – e influenza ambiti che vanno dalla politica alla finanza alle relazioni interpersonali. Le deviazioni dal codice morale sono spesso descritte aneddoticamente come una serie di piccole violazioni che crescono nel tempo.

La ricerca attesta il verificarsi di un incremento graduale (gradual escalation) della disonestà egoistica, via via che l’abitudine alla menzogna riduce il disagio etico connesso con il fatto stesso di mentire. Attesta inoltre che quanto prima si comincia a mentire, quanto meglio ci si adatta a farlo più frequentemente, e con bugie maggiori, o peggiori. I ricercatori parlano testualmente di “effetto palla di neve”.

Alla stessa conclusione è giunto uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Neuroscience”: secondo Tali Sharot, neuroscienziato dell’University College di Londra e autore dello studio, le piccole bugie insignificanti desensibilizzano il cervello alla disonestà, il che significa che gradualmente ci si sente sempre più a proprio agio quando si mente. Quando inganniamo qualcuno, la parte del cervello che regola le emozioni – l’amigdala – si attiva e spesso proviamo un sentimento di vergogna o colpa. L’amigdala reagisce anche quando vediamo immagini che ci rendono felici o tristi. È già stato dimostrato che quando il nostro cervello vede queste immagini carine o tristi molte volte, la reazione dell’amigdala è ogni volta minore.

Il team dell’UCL voleva vedere se questo è vero anche per le bugie.

l risultati hanno indicato l’esistenza di una situazione di “brutta china”, dove la prima menzogna instilla il senso di colpa, ma in mancanza di conseguenze negative, alla terza menzogna ci siamo già abituati. Il team ha ipotizzato che l’attività dell’amigdala potrebbe rappresentare il conflitto interno tra il desiderio di essere visti come onesti e la tentazione di mentire e servire in questo modo i propri interessi.

Da uno studio effettuato all’ Università di Maastricht è emerso che gli uomini avevano più del doppio di probabilità di considerarsi dei bugiardi esperti rispetto alle donne, i ricercatori hanno riscontrato che gli uomini erano molto più bravi a mentire, creando storie credibili all'interno delle quali inserivano le bugie.


 

Quando mentire diventa un’abitudine in psicologia si parla di mitomania o pseudologia fantastica. Questo aspetto della personalità, come la maggior parte, si sviluppa nell’infanzia e i motivi possono essere vari e vanno ricercati nel funzionamento del sistema familiare stesso.

Nella sua manifestazione clinica, quando si manifesta come un aspetto conclamato e limitante per la persona, può rientrare nel quadro di un disturbo di personalità narcisistico, borderline o antisociale.

Può capitare a tutti di avere a che fare nella vita con un bugiardo patologico e nei rapporti più stretti questo comportamento può innescare una serie di problematiche; andiamo a vedere cosa accade nella dinamica di coppia quando si sceglie  un* partener che ha la tendenza a mentire.

Il primo aspetto da tenere in considerazione è quello di analizzare bene se si ha a che fare davvero con delle bugie o se esiste un problema di comprensione e di comunicazione con l’altr*.

Altro aspetto da tenere presente è se ci si trovi davanti a una singola situazione o a un ripetersi di bugie: nel primo caso è utile chiedersi cosa ha spinto l’altr* a non essere sincer*, qual è, se c’è, il nostro contributo?

Si può infatti mentire per difendersi da un giudizio o una critica, oppure perché si pensa di voler tutelare l’altro da una sofferenza, per ricercare approvazione e per altre mille ragioni.

 

Detto questo si può affermare che coloro che hanno relazioni con bugiardi patologici si possono ritrovare a vivere un vero e proprio trauma accompagnato da una serie di vissuti emotivi molto intensi che riguardano non solo l’altro ma anche se stessi come ad es. il sentirsi profondamente stupidi, sbagliati.

Credo doveroso puntualizzare che il fine non è quello di colpevolizzare e puntare il dito su uno dei due partner né di offrire argomenti validi per farlo a chi si ritrova in questa situazione: il fine è di comprendere per poter agire, successivamente, in maniera psicologicamente più sana possibile. Comprendere infatti che alcune fasi emotive siano normali e condivise da molti può essere di aiuto nel processo di “guarigione interiore”.

La prima cosa su cui focalizzare l’attenzione è che può succedere a chiunque di ritrovarsi incastrati in una rete di bugie senza accorgersene.

Mentire è un atto collaborativo, dice la psicologa Pamela Meyer,  spesso diamo credito alle menzogne che soddisfano un nostro bisogno o che ci promettono qualcosa che desideriamo.

 La menzogna, di fatto, colma il divario tra desiderio e realtà di uno dei due soggetti, e forse di entrambi.

È altrettanto assodato che non siamo per niente bravi a intercettare le bugie altrui: ci riusciamo, dice Meyer, per un misero 54 per cento delle volte, mentre gli esperti ci riescono il 90 per cento delle volte.

 Quindi se vi ritrovate in questa situazione andateci piano con il colpevolizzarvi.

Quando iniziate ad accorgervi in quale situazione vi trovate inizialmente potreste cercare di giustificare ai vostri occhi la realtà che vi si sta dispiegando davanti perché è emotivamente difficile da accettare. Potreste ritrovarsi a confrontare il partner su una bugia ma allo stesso tempo accettate l’ulteriore menzogna che vi viene propinata nonostante vi rendiate conto della cosa.

Considerate che la mente cerca non la verità ma che ci sia logicità nelle cose; la mente vuole dare senso. Potreste quindi ritrovarvi a mettete in dubbio il vostro senso critico, la capacità di discernere, l’evidenza.

 È quindi meglio credere a una bugia piuttosto che accettare la realtà che ai vostri occhi è incomprensibile (potreste ritrovarvi a chiedervi spesso “che motivo ha avuto di mentirmi su questo o quello?” senza arrivare a una spiegazione logica perché non c’è.)

Nel momento in cui vi accorgete della “prima” bugia cambia il vostro approccio alla relazione, cominciate a vivere in una costante dualità: da una parte volete bene all’altro e volete credergli per andare avanti, dall’altra non vi fidate più.

E non fidandovi più inizia la concomitanza di rabbia e ricerca della verità. In questa “fase” andate alla ricerca di tutte le verità mettendo in dubbio qualsiasi cosa e, nella pratica, vi ritrovate a raccogliere materiale: mettete insieme pezzi, trovate conferme delle bugie e, in pratica, vi ritrovate a dover ammettere a voi stessi di avere ragione.

 Vi sentite allora traditi, raggirati, delusi ma soprattutto profondamente arrabbiati con l’altr* e con voi stessi per “esserci cascati” per “averci creduto”.

 E’ allora importante qui saper scindere ciò che è l’altr* da se stessi.

Ciò che l’altr* ha fatto e il perché l* riguarda, così come il modo in cui voi avete vissuto la relazione. Questo per dire che se voi siete stati sinceri, onesti e vi siete aperti all’altr* vivendo l’esperienza relazionale al meglio questo resta come qualcosa di buono che parla di voi e di come sapete stare in una relazione ed è un aspetto importante da tenere in considerazione dato che la vostra autostima è fortemente compromessa.

Può esservi di aiuto allora considerate che il problema di mentire è dell’altr* e che lo fa con voi come con chiunque altra persona.

 Non lo fa solo con voi o perché voi avete fatto qualcosa di specifico.

La menzogna compulsiva è un disturbo psicologico e comprendere questo vi può aiutare a dare un senso e a distaccarvi.

Fate però attenzione a non cadere nel tranello della generalizzazione che vi porta a pensare che tutto sia stato una menzogna: l’altro può amarvi anche se vi ha mentito perché le due cose non si escludono e, anche se è difficile per alcuni da comprendere, molto probabilmente non aveva minimamente intenzione né consapevolezza di potervi ferire.

È utile quando ci si trova in questa situazione intraprendere un percorso terapeutico che vi permette di riordinare le idee, di gestire il piano emozionale e di comprendere quale direzione prendere che sia la migliore per entrambi valutando costi e benefici.

 Per esempio, se si decide di investire di nuovo nella relazione si può intraprendere una terapia di coppia.

 Ci sono però situazioni in cui la perdita di fiducia viene così compromessa da impedire ai due di andare avanti, in questi casi restare insieme può diventare una tortura per entrambi.

Nel caso in cui si decide di chiudere il rapporto la terapia personale è utile per entrambi: infatti oltre a fornire sostegno in un momento così delicato vi aiuterà a lavorare da una parte sull’autostima e sull’amore per se stessi e dall’altra sul comprendere i meccanismi che si mettono in atto quando si mente e il perché lo si fa.

Prendetevi cura di voi dedicandovi alla pratica dello yoga e della meditazione che vi aiuteranno a ritrovare centratura ed equilibrio.

Se fate fatica a elaborare l’esperienza siate consapevoli che, seppur con la sofferenza, avete avuto occasione di aver imparare qualcosa e che da questo momento avete un bagaglio di segnali (comportamentali ecc.) che vi permetteranno di capire facilmente quando incontrerete di nuovo una persona che ha la spiccata tendenza a mentire.

E di nuovo prestate attenzione, a non attuare un processo di generalizzazione: se vi è capitato un* partner che vi ha mentito questo non significa che tutti mentano e che dovete diventare diffidenti di default.

 Fate vostra questo motto: “dimentica abbastanza da andare oltre. Ricorda abbastanza affinché non succeda un’altra volta.”

Per ultimo ma non meno importante riflettete sulla vostra implicazione e assumetevi la vostra responsabilità per quel che riguarda la scelta del* partner: avete scelto voi quella persona e non è un caso… ma questo è un altro articolo!

 Dott.ssa Alessia Fratoni

 

  

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