Osservare,
porsi domande e cercare di comprendere il perché di atteggiamenti o situazioni
che si ripetono è una delle meravigliose
possibilità che abbiamo in quanto esseri dotati di coscienza e capacità
riflessiva.
Mi è capitato, più di una volta, di riflettere e confrontarmi su
come la maggior parte dei giovani di oggi si rapporti alla vita, stimolata non
solo da una casistica corposa di giovani pazienti ma anche da un’evidente
espressione “scocciata” e priva di entusiasmo che risalta tra i ragazzi di
oggi semplicemente guardandosi intorno.
Si
sentono spesso anziani fare affermazioni del tipo “quando eravamo giovani noi non avevamo tutte queste cose eppure
eravamo felici”, o ancora “bastava poco per divertirci e stare bene”.
Perché
allora oggi la situazione appare diversa?
Mi guardo intorno (ho la (s)fortuna di avere
ben 5 scuole allineante sotto casa) e vedo giovani ragazzi/e per la maggior
parte ben curati esteticamente, alla moda e con lo smartphone sempre in mano,
li vedo fare gruppi in piazza (alcuni festeggiano i compleanni aspettando la
mezzanotte sulle panchine); noto a volte ragazze sputare a terra e avere atteggiamenti posturali da giocatore
di baseball, ragazzi che si animano per una partita di calcio giocata male.
Poi ci sono quelli che “si fanno notare”: per una
magrezza che implora aiuto, per le bestemmie che li precedono e li seguono,
per l’atteggiamento provocatorio verso
tutto ciò che incontrano ecc.
Cosa
differenzia ieri dall'oggi? Penso al
concetto di valori personali, ne cerco il significato letterale e leggo:“i valori personali
sono le nostre credenze essenziali, i concetti su cui basiamo la nostra vita,
il suo scopo e il nostro stesso scopo”.
Una
delle cause del malessere con cui molti giovani si confrontano oggi, è il
frutto di uno stile di vita sbagliato causato dalla mancanza di valori e punti
di riferimento. Questo porta il giovane ad assimilare le informazioni (spesso
contraddittorie) in maniera caotica, a non sviluppare una chiara percezione di
sé, a non conoscere cosa realmente ama, cosa gli piace, cosa lo rende felice,
unico rispetto agli altri. Da qui si sviluppa un malessere interiore e questo
diventa il terreno fertile per la manifestazione di disparate patologie tra cui quelle alimentari di cui tanto si
parla negli ultimi anni. In quest’ottica
i DCA (Disturbi del Comportamento
Alimentare) evidenziano un problema
molto profondo; nella fattispecie l’anoressia può essere vista come un rifiuto
di sentirsi nutriti dalla società in quanto non si trova niente di interessante
in essa. L’aridità del mondo circostante
diventa un’aridità interiore.
Come
uscirne?
Imparando a porsi delle domande, a riflettere, a prendere delle
decisioni e ancor prima a conoscersi. Sarebbe importante trovare, se ancora non
si hanno, dei punti di riferimento scegliendo persone o contesti che accrescano
non solo la conoscenza ma anche il proprio bagaglio interiore. Diventa
necessario imparare a distanziarsi da alcuni atteggiamenti di massa senza
temere le differenze, e stabilire dei valori da applicare alla propria
esistenza; non ultimo, è fondamentale tra gli scopi che vengono prefissati nel
corso della vita trovarne almeno uno che sia elevato.