Nel lavoro
terapeutico una delle domande principali da cui partire è il domandarsi cosa spinge la persona a sentire la necessità
di cambiamento.
A riguardo Novellino afferma che “Il cambiamento viene considerato in
psicologia generale e clinica come il risultato della spinta alla
trasformazione avvertita dall’organismo” (Novellino M., 1998); questo
implica che la persona, in un dato momento della sua vita, avverta la necessità
di comprendere e trasformare aspetti di sé che non avverte più come funzionali alla realtà che sta vivendo.
Considero quindi il cambiamento come sinonimo di evoluzione.
Questa
evoluzione, che va nella direzione della crescita e del benessere e che viene
intrapresa attivamente dal paziente, è possibile attraverso l’istaurarsi di una
relazione tra paziente e terapeuta nella quale viene stipulato un contratto
chiaro e con lo scopo di raggiungere il cambiamento. In tale relazione il
terapeuta attraverso le proprie competenze facilita il cambiamento, usando le
risorse del paziente e stimolando nuove competenze.
In altre
parole la persona, grazie all’interazione con il terapeuta, scopre di avere
alternative di fronte ai problemi che vive e che prima non sentiva di avere,
diventa consapevole del senso del suo autolimitarsi all’interno della sua
storia e si dà il permesso di modificare la propria immagine di sé e i
significati che attribuisce alle situazioni rendendosi conto che ciò non
costituisce per lei, oggi, una minaccia.
Secondo l’ Analisi Transazionale (AT) cambiare
significa utilizzare l’energia psichica attiva nello Stato dell’Io Adulto,
affinché l’individuo possa agire nella situazione presente in modo appropriato
ed efficace ricorrendo agli insegnamenti introiettati nel Genitore e esprimendo
liberamente i vissuti del Bambino, in piena autonomia.
Seguendo l’
AT quale sistema di riferimento teorico, le basi attorno a cui ruota il
concetto di cambiamento personale sono:
-
il modello
degli Stati dell’Io con l’egogramma,
-
il concetto
di copione
-
la ridecisione.
Il concetto di Stati dell’Io e la loro
rappresentazione attraverso l’egogramma consentono alla persona di costruirsi una
mappa del proprio funzionamento e di visualizzare in modo semplice e chiaro
quali aspetti di sé vuole potenziare e quali contenere.
Autori come
Berne (1979) e Erskine (1993), a cui faccio riferimento, descrivono il
cambiamento in termini di liberazione e guarigione dal copione, in questo modo
il cambiamento viene visto in termini di modello decisionale, dove le prime
decisioni di copione possono essere cambiate per uscire dal copione e
raggiungere l’autonomia.
“Guarire dal
copione” coincide per Berne nel poter divenire liberi di entrare in contatto
con gli altri e trovare soluzioni ai problemi senza idee o piani preconcetti che condizionino la realtà e
limitino le scelte comportamentali, recuperando in questo modo 3 capacità
fondamentali: consapevolezza, spontaneità
e intimità.
Dove la consapevolezza permette di poter stare in contatto con gli stimoli
esterni e le proprie sensazioni nel qui ed ora senza filtrare il presente con
le esperienze passate; la spontaneità permette di poter reagire liberamente da
tutti e tre gli Stati dell’Io senza dover obbedire a vecchi messaggi
genitoriali e l’intimità permette di poter condividere con gli altri emozioni
autentiche e non quelle caratteristiche di giochi o racketeering ( Stewart
& Joines,1987).
Inoltre
quando si parla di cambiamento è bene tenere in considerazione anche il modello della ridecisione dei Goulding.
Ridecidere
significa cambiare una decisione originale di copione che, da un punto di vista
strategico, nella pratica clinica implica aiutare il paziente affinché possa
prendere contatto con l’impasse originario cosicché da una posizione di
accoglienza nei confronti dei bisogni insoddisfatti dello stato dell’Io Bambino
possa darsi il permesso di acquisire una visione nuova e positiva dell’evento
originario di copione. Questo aspetto illustra come la persona ha oggi, come
allora, il potere di revisionare la propria scelta e cambiare il proprio
copione attraverso il lavoro di terapia alla luce di bisogni nuovi e più
autentici.
Per
facilitare il processo di cambiamento ritengo fondamentale creare innanzitutto
una buona Alleanza terapeutica curando nella relazione l’empatia e
l’accettazione dell’altro e facilitando la creazione di un piano di scambi
paritario tra Adulto-Adulto e non giudicante.
Inoltre
ritengo altrettanto importante arrivare alla
formulazione di un contratto che consenta di rendere condiviso, oltre
che esplicito, l’obiettivo che il paziente ha intenzione di raggiungere,
permettendo in questo modo di responsabilizzare l’individuo rispetto al suo
processo di cambiamento senza correre il rischio di passivizzarsi rispetto al
terapeuta. In tale direzione è importante valutare il livello di cambiamento
stesso che il paziente è disposto a fare: se la persona vuole affrontare, per
esempio, il livello sintomatico/situazionale il tipo di intervento sarà
orientato alla formulazione di un contratto di controllo sociale, dove il focus
di intervento è prevalentemente l’elaborazione di dati usando l’A2 con un
lavoro di decontaminazione ed esclusione e l’utilizzo di tecniche di analisi
strutturale.
Lo
spostamento da un livello più basso a uno più alto in termini di contratto
implicherà una rinegoziazione del contratto e un focus orientato ad un lavoro
maggiormente intrapsichico (per esempio un lavoro sulle decisioni di copione,
sugli schemi relazionali etc.).
Le fasi
strategiche che è bene tenere presenti come quadro di riferimento
nell’intervento sono quelle indicate da Novellino (Novellino,1998; Novellino e
Moiso,1990) dell’Alleanza, che ha come fine a livello sociale
quello di stipulare un contratto valido e a livello psicologico quello di
stabile una dimensione transferale adatta al processo terapeutico (in questa
fase si utilizza l’ascolto attivo, l’empatia avanzata e le operazioni berniane
come l’interrogazione e la specificazione).
Della Decontaminazione,
per decontaminare l’A e chiarire
le interazioni patologiche tra G, A, B. A questo punto il paziente diviene in
grado di analizzare transazioni e giochi con una buona consapevolezza e
controllo anche dei propri sintomi.
Della Deconfusione per fare l’analisi dei conflitti presenti nel B,
è in questa fase che ha luogo la risoluzione dell’impasse, l’elaborzione e
l’integrazione del conflitto allo scopo di raggiungere l’autonomia (Goulding
& Goulding, 1979); è possibile ricontattare la vecchia decisione e
sostituirla con una nuova più funzionale (le operazioni berniane più utilizzate
sono l’interpretazione e la cristallizzazione in quanto aiutano il paziente ad
attribuire significato al sintomo, dopo aver utilizzato l’illustrazione e la
conferma per stabilizzare l’A) ; e del Riapprendimento,
dove si stabilizzano e si verificano
i cambiamenti favoriti nelle fasi precedenti.
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