“Colui
che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non
saper distinguere la verità né dentro se stesso né intorno a sé e, quindi,
perde il rispetto per se stesso e per gli altri.” F.M.Dostoevskij
Prima di entrare nel vivo della trattazione vediamo le
informazioni che abbiamo sull’argomento grazie ai risultati di alcune ricerche.
Secondo una ricerca dell’Università di Harvard: si tende a mentire meno quando è mattina, di più
quando si avvicina la sera in quanto l’autocontrollo si affatica, e allenta la sua sorveglianza a mano a
mano che affronta i compiti della giornata. Così, il pomeriggio e la sera le persone sono più propense a
mentire (i ricercatori registrano un incremento della propensione del 20 per cento, che è notevole), così
come sono più propense a trasgredire attuando comportamenti antisociali, o a eccedere con cibo e
alcol.
Zoe Chance, della Harvard Business School, ha condotto un esperimento su 76 studenti, permettendo
loro di barare a un test di matematica. Chance ha scoperto che gli imbroglioni non solo ingannavano se
stessi, ma erano in gran parte ignari delle proprie menzogne fino a convincersi di superare anche test più difficili. Ma non era così. Ha così dimostrato che mentire a se stessi porterebbe le persone a sovrastimare le proprie capacità. Un’altra ricerca ha evidenziato come diventa meno faticoso mentire quanto più il cervello si abitua a dire bugie. La disonestà è una parte integrante del nostro mondo sociale – scrivono i ricercatori dell’University College London – e influenza ambiti che vanno dalla politica alla finanza alle relazioni interpersonali. Le deviazioni dal codice morale sono spesso descritte aneddoticamente come una serie di piccole violazioni che crescono nel tempo.
La ricerca attesta il verificarsi di un incremento graduale
(gradual escalation) della
disonestà egoistica, via via che l’abitudine alla menzogna riduce il disagio
etico connesso con il fatto stesso di mentire. Attesta inoltre che quanto prima
si comincia a mentire, quanto meglio ci si adatta a farlo più frequentemente, e
con bugie maggiori, o peggiori. I ricercatori parlano testualmente di “effetto
palla di neve”.
Alla stessa conclusione è
giunto uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Neuroscience”: secondo
Tali Sharot, neuroscienziato dell’University College di Londra e autore
dello studio, le piccole bugie insignificanti desensibilizzano il cervello alla
disonestà, il che significa che gradualmente ci si sente sempre più a proprio
agio quando si mente. Quando inganniamo qualcuno, la parte del cervello che
regola le emozioni – l’amigdala – si attiva e spesso proviamo un sentimento di
vergogna o colpa. L’amigdala reagisce anche quando vediamo immagini che ci
rendono felici o tristi. È già stato dimostrato che quando il nostro cervello
vede queste immagini carine o tristi molte volte, la reazione dell’amigdala è
ogni volta minore.
Il team dell’UCL voleva vedere se questo è
vero anche per le bugie.
l risultati hanno indicato l’esistenza di
una situazione di “brutta china”, dove la prima menzogna instilla il senso di
colpa, ma in mancanza di conseguenze negative, alla terza menzogna ci siamo già
abituati. Il team ha ipotizzato che l’attività dell’amigdala potrebbe
rappresentare il conflitto interno tra il desiderio di essere visti come onesti
e la tentazione di mentire e servire in questo modo i propri interessi.
Da uno studio effettuato all’ Università di Maastricht è emerso che gli uomini avevano più del doppio di probabilità di considerarsi dei bugiardi esperti rispetto alle donne, i ricercatori hanno riscontrato che gli uomini erano molto più bravi a mentire, creando storie credibili all'interno delle quali inserivano le bugie.
Quando mentire diventa un’abitudine in psicologia si parla
di mitomania o pseudologia fantastica. Questo aspetto della personalità, come la
maggior parte, si sviluppa nell’infanzia e i motivi possono essere vari e vanno
ricercati nel funzionamento del sistema familiare stesso.
Nella
sua manifestazione clinica, quando si manifesta come un aspetto conclamato e
limitante per la persona, può rientrare nel quadro di un disturbo di
personalità narcisistico, borderline o antisociale.
Può capitare a tutti di avere a che fare nella vita con un
bugiardo patologico e nei rapporti più stretti questo comportamento può
innescare una serie di problematiche; andiamo a vedere cosa accade nella
dinamica di coppia quando si sceglie un*
partener che ha la tendenza a mentire.
Il primo aspetto da tenere in
considerazione è quello di analizzare bene se si ha a che fare davvero con
delle bugie o se esiste un problema di comprensione e di comunicazione con
l’altr*.
Altro aspetto da tenere presente è
se ci si trovi davanti a una singola situazione o a un ripetersi di bugie: nel
primo caso è utile chiedersi cosa ha spinto l’altr* a non essere sincer*, qual
è, se c’è, il nostro contributo?
Si può infatti mentire per
difendersi da un giudizio o una critica, oppure perché si pensa di voler
tutelare l’altro da una sofferenza, per ricercare approvazione e per altre
mille ragioni.
Detto
questo si può affermare che coloro che hanno relazioni con bugiardi patologici
si possono ritrovare a vivere un vero e proprio trauma accompagnato da
una serie di vissuti emotivi molto intensi che riguardano non solo l’altro ma
anche se stessi come ad es. il sentirsi profondamente stupidi, sbagliati.
Credo
doveroso puntualizzare che il fine non è quello di colpevolizzare e puntare il
dito su uno dei due partner né di offrire argomenti validi per farlo a chi si
ritrova in questa situazione: il fine è di comprendere per poter agire,
successivamente, in maniera psicologicamente più sana possibile. Comprendere
infatti che alcune fasi emotive siano normali e condivise da molti può essere
di aiuto nel processo di “guarigione interiore”.
La
prima cosa su cui focalizzare l’attenzione è che può succedere a chiunque di
ritrovarsi incastrati in una rete di bugie senza accorgersene.
Mentire è un atto collaborativo, dice la psicologa Pamela Meyer, spesso diamo credito alle menzogne che
soddisfano un nostro bisogno o che ci promettono qualcosa che desideriamo.
La menzogna, di
fatto, colma il divario tra desiderio e realtà di uno dei due soggetti, e forse
di entrambi.
È altrettanto assodato che non siamo per niente bravi a
intercettare le bugie altrui: ci riusciamo, dice Meyer, per un misero 54 per
cento delle volte, mentre gli esperti ci riescono il 90 per cento delle volte.
Quindi se vi ritrovate in questa situazione
andateci piano con il colpevolizzarvi.
Quando
iniziate ad accorgervi in quale situazione vi trovate inizialmente potreste
cercare di giustificare ai vostri occhi la realtà che vi si sta dispiegando
davanti perché è emotivamente difficile da accettare. Potreste ritrovarsi a
confrontare il partner su una bugia ma allo stesso tempo accettate l’ulteriore
menzogna che vi viene propinata nonostante vi rendiate conto della cosa.
Considerate che la mente cerca non la
verità ma che ci sia logicità nelle cose; la mente vuole dare senso.
Potreste quindi ritrovarvi a mettete in
dubbio il vostro senso critico, la capacità di discernere, l’evidenza.
È quindi meglio credere a una bugia piuttosto
che accettare la realtà che ai vostri occhi è incomprensibile (potreste
ritrovarvi a chiedervi spesso “che motivo
ha avuto di mentirmi su questo o quello?” senza arrivare a una spiegazione
logica perché non c’è.)
Nel
momento in cui vi accorgete della “prima” bugia cambia il vostro approccio alla
relazione, cominciate a vivere in una
costante dualità: da una parte volete bene all’altro e volete credergli per
andare avanti, dall’altra non vi fidate più.
E
non fidandovi più inizia la concomitanza
di rabbia e ricerca della verità. In questa “fase” andate alla ricerca di
tutte le verità mettendo in dubbio qualsiasi cosa e, nella pratica, vi
ritrovate a raccogliere materiale: mettete insieme pezzi, trovate conferme
delle bugie e, in pratica, vi ritrovate a dover ammettere a voi stessi di avere ragione.
Vi sentite allora traditi, raggirati, delusi ma soprattutto profondamente arrabbiati con
l’altr* e con voi stessi per “esserci cascati” per “averci creduto”.
Ciò
che l’altr* ha fatto e il perché l* riguarda, così come il modo in cui voi
avete vissuto la relazione. Questo per dire che se voi siete stati sinceri,
onesti e vi siete aperti all’altr* vivendo l’esperienza relazionale al meglio
questo resta come qualcosa di buono che parla di voi e di come sapete stare in
una relazione ed è un aspetto importante da tenere in considerazione dato che
la vostra autostima è fortemente
compromessa.
Può
esservi di aiuto allora considerate che il problema di mentire è dell’altr* e
che lo fa con voi come con chiunque altra persona.
Non lo fa solo con voi o perché voi avete fatto qualcosa di specifico.
La menzogna compulsiva è un disturbo
psicologico e comprendere questo vi può aiutare a dare un senso e a distaccarvi.
Fate
però attenzione a non cadere nel tranello della generalizzazione che vi porta a
pensare che tutto sia stato una menzogna: l’altro può amarvi anche se vi ha
mentito perché le due cose non si escludono e, anche se è difficile per alcuni
da comprendere, molto probabilmente non aveva minimamente intenzione né
consapevolezza di potervi ferire.
È
utile quando ci si trova in questa situazione intraprendere un percorso
terapeutico che vi permette di riordinare le idee, di gestire il piano
emozionale e di comprendere quale direzione prendere che sia la migliore per
entrambi valutando costi e benefici.
Per esempio, se si decide di investire di
nuovo nella relazione si può intraprendere una terapia di coppia.
Ci sono però situazioni in cui la perdita di
fiducia viene così compromessa da impedire ai due di andare avanti, in questi
casi restare insieme può diventare una tortura per entrambi.
Nel
caso in cui si decide di chiudere il rapporto la terapia personale è utile per
entrambi: infatti oltre a fornire sostegno in un momento così delicato vi
aiuterà a lavorare da una parte sull’autostima e sull’amore per se stessi e
dall’altra sul comprendere i meccanismi che si mettono in atto quando si mente e
il perché lo si fa.
Prendetevi cura di voi dedicandovi
alla pratica dello yoga e della meditazione che vi aiuteranno
a ritrovare centratura ed equilibrio.
Se
fate fatica a elaborare l’esperienza siate consapevoli che, seppur con la
sofferenza, avete avuto occasione di aver imparare qualcosa e che da questo
momento avete un bagaglio di segnali (comportamentali ecc.) che vi
permetteranno di capire facilmente quando incontrerete di nuovo una persona che
ha la spiccata tendenza a mentire.
E
di nuovo prestate attenzione, a non attuare un processo di generalizzazione: se vi è capitato un* partner che vi ha
mentito questo non significa che tutti mentano e che dovete diventare
diffidenti di default.
Fate vostra questo motto: “dimentica abbastanza da andare oltre.
Ricorda abbastanza affinché non succeda un’altra volta.”
Per
ultimo ma non meno importante riflettete
sulla vostra implicazione e assumetevi la vostra responsabilità per quel
che riguarda la scelta del* partner: avete scelto voi quella persona
e non è un caso… ma questo è un altro articolo!
Dott.ssa Alessia Fratoni