sabato 22 marzo 2014

Quaderni tecnici per gli addetti ai lavori: Il Cambiamento in Psicoterapia secondo l’Analisi Transazionale.

Nel lavoro terapeutico una delle domande principali da cui partire è il domandarsi  cosa spinge la persona a sentire la necessità di cambiamento.
 A riguardo Novellino afferma che “Il cambiamento viene considerato in psicologia generale e clinica come il risultato della spinta alla trasformazione avvertita dall’organismo” (Novellino M., 1998); questo implica che la persona, in un dato momento della sua vita, avverta la necessità di comprendere e trasformare aspetti di sé che non avverte più come  funzionali alla realtà che sta vivendo. Considero quindi il cambiamento come sinonimo di evoluzione.
Questa evoluzione, che va nella direzione della crescita e del benessere e che viene intrapresa attivamente dal paziente, è possibile attraverso l’istaurarsi di una relazione tra paziente e terapeuta nella quale viene stipulato un contratto chiaro e con lo scopo di raggiungere il cambiamento. In tale relazione il terapeuta attraverso le proprie competenze facilita il cambiamento, usando le risorse del paziente e stimolando nuove competenze.
In altre parole la persona, grazie all’interazione con il terapeuta, scopre di avere alternative di fronte ai problemi che vive e che prima non sentiva di avere, diventa consapevole del senso del suo autolimitarsi all’interno della sua storia e si dà il permesso di modificare la propria immagine di sé e i significati che attribuisce alle situazioni rendendosi conto che ciò non costituisce per lei, oggi, una minaccia.
 Secondo l’ Analisi Transazionale (AT) cambiare significa utilizzare l’energia psichica attiva nello Stato dell’Io Adulto, affinché l’individuo possa agire nella situazione presente in modo appropriato ed efficace ricorrendo agli insegnamenti introiettati nel Genitore e esprimendo liberamente i vissuti del Bambino, in piena autonomia.
Seguendo l’ AT quale sistema di riferimento teorico, le basi attorno a cui ruota il concetto di cambiamento personale sono:
-       il modello degli Stati dell’Io con l’egogramma,
-       il concetto di copione
-      la  ridecisione.
 Il concetto di Stati dell’Io e la loro rappresentazione attraverso l’egogramma consentono alla persona di costruirsi una mappa del proprio funzionamento e di visualizzare in modo semplice e chiaro quali aspetti di sé vuole potenziare e quali contenere.
Autori come Berne (1979) e Erskine (1993), a cui faccio riferimento, descrivono il cambiamento in termini di liberazione e guarigione dal copione, in questo modo il cambiamento viene visto in termini di modello decisionale, dove le prime decisioni di copione possono essere cambiate per uscire dal copione e raggiungere l’autonomia.
“Guarire dal copione” coincide per Berne nel poter divenire liberi di entrare in contatto con gli altri e trovare soluzioni ai problemi senza idee o piani  preconcetti che condizionino la realtà e limitino le scelte comportamentali, recuperando in questo modo 3 capacità fondamentali: consapevolezza, spontaneità e intimità.
Dove la  consapevolezza permette di  poter stare in contatto con gli stimoli esterni e le proprie sensazioni nel qui ed ora senza filtrare il presente con le esperienze passate; la spontaneità permette di poter reagire liberamente da tutti e tre gli Stati dell’Io senza dover obbedire a vecchi messaggi genitoriali e l’intimità permette di poter condividere con gli altri emozioni autentiche e non quelle caratteristiche di giochi o racketeering ( Stewart & Joines,1987).
Inoltre quando si parla di cambiamento è bene tenere in  considerazione anche il modello della  ridecisione dei Goulding.
Ridecidere significa cambiare una decisione originale di copione che, da un punto di vista strategico, nella pratica clinica implica aiutare il paziente affinché possa prendere contatto con l’impasse originario cosicché da una posizione di accoglienza nei confronti dei bisogni insoddisfatti dello stato dell’Io Bambino possa darsi il permesso di acquisire una visione nuova e positiva dell’evento originario di copione. Questo aspetto illustra come la persona ha oggi, come allora, il potere di revisionare la propria scelta e cambiare il proprio copione attraverso il lavoro di terapia alla luce di bisogni nuovi e più autentici.
Per facilitare il processo di cambiamento ritengo fondamentale creare innanzitutto una buona Alleanza terapeutica curando nella relazione l’empatia e l’accettazione dell’altro e facilitando la creazione di un piano di scambi paritario tra Adulto-Adulto e non giudicante.
Inoltre ritengo altrettanto importante arrivare alla  formulazione di un contratto che consenta di rendere condiviso, oltre che esplicito, l’obiettivo che il paziente ha intenzione di raggiungere, permettendo in questo modo di responsabilizzare l’individuo rispetto al suo processo di cambiamento senza correre il rischio di passivizzarsi rispetto al terapeuta. In tale direzione è importante valutare il livello di cambiamento stesso che il paziente è disposto a fare: se la persona vuole affrontare, per esempio, il livello sintomatico/situazionale il tipo di intervento sarà orientato alla formulazione di un contratto di controllo sociale, dove il focus di intervento è prevalentemente l’elaborazione di dati usando l’A2 con un lavoro di decontaminazione ed esclusione e l’utilizzo di tecniche di analisi strutturale.
Lo spostamento da un livello più basso a uno più alto in termini di contratto implicherà una rinegoziazione del contratto e un focus orientato ad un lavoro maggiormente intrapsichico (per esempio un lavoro sulle decisioni di copione, sugli schemi relazionali etc.).
Le fasi strategiche che è bene tenere presenti come quadro di riferimento nell’intervento sono quelle indicate da Novellino (Novellino,1998; Novellino e Moiso,1990) dell’Alleanza, che ha come fine a livello sociale quello di stipulare un contratto valido e a livello psicologico quello di stabile una dimensione transferale adatta al processo terapeutico (in questa fase si utilizza l’ascolto attivo, l’empatia avanzata e le operazioni berniane come l’interrogazione e la specificazione).
 Della Decontaminazione, per decontaminare l’A e chiarire le interazioni patologiche tra G, A, B. A questo punto il paziente diviene in grado di analizzare transazioni e giochi con una buona consapevolezza e controllo anche dei propri sintomi.
Della Deconfusione per fare l’analisi dei conflitti presenti nel B, è in questa fase che ha luogo la risoluzione dell’impasse, l’elaborzione e l’integrazione del conflitto allo scopo di raggiungere l’autonomia (Goulding & Goulding, 1979); è possibile ricontattare la vecchia decisione e sostituirla con una nuova più funzionale (le operazioni berniane più utilizzate sono l’interpretazione e la cristallizzazione in quanto aiutano il paziente ad attribuire significato al sintomo, dopo aver utilizzato l’illustrazione e la conferma per stabilizzare l’A) ; e del Riapprendimento, dove  si stabilizzano e si verificano i cambiamenti favoriti nelle fasi precedenti.


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